Discorso del Sindaco 25 aprile: Giorno della Liberazione

In questi giorni comprendiamo il significato della parola: libertà.
Ci manca il movimento, il contatto fisico, l’autonomia delle decisioni, l’autonomia del rispetto di regole e vincoli.
Oggi ricordiamo senza enfasi o parate o grandi cerimonie, senza aquiloni, senza gioia il giorno della riconquista della libertà di quel 25 aprile di 75 anni fa.
Oggi celebriamo un 25 aprile amaro.
Stiamo perdendo una intera generazione di nostri genitori, quelli che ancora potevano ricordalo quel giorno del 1945. Stiamo perdendo la loro memoria: il loro pensiero, la loro forza, la loro speranza.
Ricordiamoli tutti insieme questi nostri anziani che ci hanno regalato la libertà e che stanno morendo in solitudine, in un letto d’ospedale, senza una carezza, senza un ultimo “grazie!”, sconfitti da un nemico venuto sì da lontano, ma non dal mare, come ci eravamo sentiti dire troppo spesso.
Erano i testimoni della guerra, di quello che aveva portato e sapevano cosa significava perdere la libertà.
Erano i testimoni di una libertà conquistata da pochi ma per tutti: libertà come segno di civiltà.
E’ facile paragonare questo momento storico ad una guerra e gli operatori sanitari ai combattenti.
Li ringraziamo perché stanno portando il loro sacrificio fino alla perdita della vita.
Ringraziamoli e ringraziamo il nostro Sistema Sanitario Nazionale che garantisce le cure a tutti i cittadini indistintamente. Il nostro SSN è fra i migliori al mondo proprio perché pubblico, universale e garante di democrazia.
Non è nato dal caso, ma dalle ceneri della guerra, dalla spinta alla libertà e all’eguaglianza che 20 anni di totalitarismo, di dittatura, di eccidi e di torture avevano provocato nello spirito di una grande donna partigiana: Tina Anselmi.
Ringraziamo la nostra conterranea Veneta che ispirò questo modello di assistenza che, insieme ad altre conquiste democratiche, rappresentavano il sogno di tanti giovani che avevano avuto coraggio e, superando una visione egoistica della vita non si erano supinamente piegati al regime fascista.
In quel 25 aprile di 75 anni c’era anche Tina Anselmi a celebrare insieme ai tanti partigiani: uomini e donne, sacerdoti ed atei, liberali e monarchici, cattolici ed ebrei, civili e soldati la dignità ritrovata di un paese che si era alleato ad Hiltler, aveva invaso Francia e Grecia ed aveva contribuito allo sterminio di milioni di ebrei.
Certo la Resistenza ha avuto anche pagine buie che vanno riconosciute. Si deve dire che alla fine della guerra ci furono esecuzioni sommarie che oggi condanniamo.
Ma si deve sapere anche che dopo l’8 settembre, i giovani di Salò si vendicarono atrocemente dei cosiddetti traditori torturando, impiccando, bruciando.
Oggi è il momento della pietà e lo spirito di unità nazionale deve prevalere su tutti i caduti.
Ma la storia non si cancella: Il fascismo ed il nazismo erano regimi orrendi e la Resistenza ha contribuito con ragione al loro annientamento.
Godiamo di questa libertà così come dell’aria che respiriamo e che ci sembra scontata ed ascoltiamo con deferenza e rispetto le parole di Calamandrei che ricorda quanta sofferenza ci sia ad esserne privati:
”… vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo”.